SOMMARIO: 1. Sul concetto di straniero. – 2. Le prime «coraggiose» scelte del legislatore italiano. – 3. Le politiche «discriminatorie» degli ultimi anni. – 4. Gli interventi dei giudici nazionali ed europei. – 5. Cedere la sovranità e garantire meglio i diritti degli altri, secondo Costituzione.
1. Sul concetto di straniero.
La cittadinanza ha sempre espresso, secondo una condivisa accezione tradizionale, lo status caratteristico di coloro che compongono «il nucleo individuatore di ogni comunità politica» , indicando, nei moderni Stati nazionali e di diritto, «il requisito fondamentale giuridico-politico per il godimento dei cosiddetti diritti politici e per la sottoposizione ad obblighi di egual natura» .
Da sempre collegato al concetto di sovranità, infatti, lo status di cittadino è stato inteso storicamente come attribuzione esclusiva di diritti opponibili a chiunque abbia una diversa nazionalità, secondo un modello statalista teso a privilegiare le singole identità nazionali. Accanto a questa definizione, tuttavia, vi è sempre stata un’interpretazione parallela che identifica la cittadinanza con la partecipazione dell’individuo al destino della comunità in cui vive.
Se la cittadinanza è lo strumento che conferisce all’individuo la capacità soggettiva nei confronti dello Stato in cui vive, non può essere tralasciata la circostanza che tale concetto, nonché quello di «Stato dei cittadini», andrebbero diversamente valutati alla luce delle trasformazioni della realtà odierna, sempre più caratterizzata da elementi di società multiculturale e multietnica. Allo stesso tempo, peraltro, il concetto di cittadinanza si presenta come un efficace strumento di valutazione dei processi di consolidamento dei sistemi democratici nonché di comprensione delle rilevanti diversità all’interno delle democrazie contemporanee.