di Alessandro Oddi
professore incaricato di Istituzioni di diritto pubblico nell’Università degli studi della Repubblica di San Marino
1.Le recenti pronunce del Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio (sez. III-quater, 17 luglio 2009, n. 7076) e del Consiglio di Stato (sez. VI, 7 maggio 2010, n. 2749), relative alla controversa disciplina dell’attribuzione dei crediti scolastici per gli esami di maturità, hanno riacceso il dibattito – mai del tutto sopito – su una questione che nel nostro Paese si agita, ormai, da oltre vent’anni e che sembra destinata a non ave- re mai fine: quella dell’insegnamento della religione cattolica nella scuola pubblica. La vicenda che ha dato luogo alle due decisioni – ampiamente riportata dagli or- gani di stampa ed accompagnata dalle solite reazioni politiche più o meno scomposte – è ben nota, ma conviene richiamarla brevemente alla memoria, per poi evidenziarne le implicazioni ed i risvolti costituzionali. Come si avrà modo di notare, molto di quel che è accaduto ha tutta l’aria di una sorta di déjà-vu.