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I DIRITTI SOCIALI DI FRONTE ALLA CRISI (NECESSITÀ DI UN NUOVO “MODELLO SOCIALE EUROPEO”: PIÙ SOBRIO, SOLIDALE E SOSTENIBILE)

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Indice-sommario: 1. Una questione meramente terminologica e definitoria?- 2. L’espansione, pur lenta e parziale, dei diritti sociali anche nell’ordinamento comunitario ….- 3. (segue): e i suoi naturali effetti: “tutti” i diritti fondamentali sono anche inviolabili [immediatamente applicabili], inclusivi [riguardano anche i non cittadini] e sociali [a ben vedere, costano].- 4. Diretta proporzionalità tra espansione e in-attuazione dei diritti.- 5. La ferrea legge della realtà: l’insostenibilità economica comporta l’esclusione politica. La condizione di inferiorità dei “non cittadini” (nazionali e dell’UE).- 6. Sostenibilità, fattibilità, esigibilità e giustiziabilità.- 7. Sostenibilità economica e ragionevolezza giuridica dei diritti, a maggior ragione se “sociali”: due facce inscindibili di una stessa medaglia.- 8. Lo Stato sussidiario nazionale come risposta solo parziale alla crisi dello Stato sociale europeo. L’austerità come via obbligata: dai finti diritti (desideri) ai veri diritti (bisogni).- 9. Qualche proposta. Necessità di: a) una recezione della “Carta sociale europea” nel Trattato UE; b) una determinazione legislativa dei LEP in sede europea e, comunque, una “sistematizzazione” dei diritti sociali in atto esistenti anche per creazione giurisprudenziale; c) un modello sociale europeo comune e solidale, caratterizzato da sobrietà, rigore fiscale, equità sociale, equilibrio di bilancio.- 10. “Nucleo duro” costituzionale e teoria dei “controlimiti”. Tatticismo miope ed egoistico degli Stati nazionali e ruolo strategico-ideale delle Corti nazionali ed europee.- 11. Conclusioni.

 

1.Una questione meramente terminologica e definitoria?
La crisi economica e finanziaria che, soprattutto dal 2008, attanaglia l’Europa e buona parte del mondo occidentale molto probabilmente non è, marxianamente, “ciclica”, ma sembra proprio “sistemica”: come tale, espressione di una decadenza apparentemente irreversibile del capitalismo per come l’abbiamo fin qui conosciuto .
Naturalmente non si può ancora sapere se quest’accenno di analisi sia fondato, ma paradossalmente non v’è momento migliore di questo per interrogarsi sui diritti sociali, che sembravano una conquista certa delle migliori energie intellettuali e politiche del secolo scorso del Vecchio continente (basti pensare alle lotte sindacali, al pensiero democratico-socialista, alla migliore dottrina sociale della Chiesa, ecc.). Provo qui a riflettere, in questo contesto, su quel che è successo e, forse, accadrà.
 

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