Lo scritto evidenzia il carattere di opportunità, anziché di legittimità, del giudizio emesso dalla Corte costituzionale con la ord. n. 17 del 2019 sul ricorso presentato da esponenti politici della opposizione ed originato dall’approvazione della legge di bilancio nel dicembre dello scorso anno. Si fa quindi notare che il riconoscimento operato a beneficio dei singoli parlamentari della qualità di “potere dello Stato” sia stato meramente astratto, fondato peraltro su un presupposto – quello della violazione“manifesta” delle norme costituzionali sul procedimento – privo di giustificazione e, comunque, nei fatti abbandonato, essendosi assegnato rilievo al particolare contesto in cui la legge suddetta è venuta alla luce, segnato da una sofferta trattativa tra il Governo e la Commissione europea. Da ultimo, si mette in rilievo l’innaturale assunzione di una situazione di fatto, in sé non conforme a Costituzione, a parametro del giudizio di validità; una situazione che potrebbe tornare a ripetersi senza che se ne abbia alcuna certezza e garanzia per il “giusto” procedimento legislativo e i diritti delle minoranze.