Lo scritto mostra come al fine di una ottimale salvaguardia dei diritti fondamentali in un sistema “multilivello” (o, meglio, “interlivello”) si richieda un complessivo equilibrio di ordine istituzionale ad oggi non raggiunto a plurimi piani di esperienza. In primo luogo, al piano dei rapporti interordinamentali (e, segnatamente, dei rapporti tra CEDU e diritto interno, cui l’analisi specificamente si dedica), laddove si richiede che ciascuna Corte, costituzionale od europea, dismetta l’habitus inveterato che ha fin qui indossato, ritenendo di dover sempre e comunque assicurare il rispetto della Carta di cui è istituzionalmente garante attraverso l’affermazione del suo primato su ogni altra Carta: un indirizzo metodico, questo, a conti fatti perdente, dal momento che le Carte stesse possono rigenerarsi e perciò ancora meglio offrire il servizio ai diritti fondamentali al quale sono chiamati attingendo senza sosta l’una alle altre e, se del caso, persino facendosi da parte in nome dei valori di libertà ed eguaglianza (e, in ultima istanza, di dignità della persona umana). In secondo luogo, al piano dei rapporti di diritto interno, i diritti possono essere tutelati come si conviene alla sola condizione che il legislatore da un canto, i giudici (sia comuni che costituzionali) dall’altro, abbiano modo, in spirito di “leale cooperazione”, di offrire il loro fattivo concorso alla salvaguardia dei diritti: l’uno a mezzo di discipline connotate da strutturale duttilità (essenzialmente, costituite da disposizioni di principio), gli altri facendo quindi luogo non alla mera applicazione bensì all’attuazione delle discipline stesse, dando vita agli opportuni bilanciamenti tra i beni della vita evocati in campo dal caso.
The paper demonstrates that, in order to achieve the best possible level of protection of fundamental rights in a multilevel (or, as the Author proposes, “interlevel”) constitutional scenario, is necessary to find the right balance which has not yet been reached, under at least two complementary perspectives.
First of all, with regard to the relationship between national and European Convention of Human Rights legal orders, the European and national Courts, should renounce to the consolidate attitude according to which their mission is to enforce, in every circumstance, the supremacy of the constitutional Charter of their own legal order. By contrast, the ideal methodology judicial approach in order to achieve, case by case, the best possible standard of protection of the fundamental rights at stake consists in looking for a constant mutual support in the light of the “superconstitutional” parameter of human dignity.
Secondly, with regard, this time, to an entirely national dimension, the protection of fundamental rights could be really effective only if, on the one hand, the legislator and, on the other hand, the judges (both common and constitutional) will truly work together according to the principle of “loyal cooperation”. This means, in practice, that the former, on the one hand, should adopt, in the field of fundamental rights’ protection, legislation with a high degree of structural flexibility and the latters, on the other, should not only apply the relevant legislation but also wisely interpret it, by adopting the most suitable balance between the rights and the values at stake.