1. La classificazione delle riviste e dei "prodotti" scientifici mi pare, in linea generale, discutibile e frutto di un tentativo di inseguimento delle hard sciences da parte delle soft sciences; né il nostro ordinamento conosce quei meccanismi di competizione (ad esempio, nella ricerca delle risorse o nella costruzione e valorizzazione di meccanismi di successo professionale) che altri ordinamenti conoscono, accettano e praticano. Nel confronto con le hard sciences e con ordinamenti più competitivi probabilmente noi, scienziati sociali italiani ed europei, perderemo: ma oggi occorre accettare la sfida.
1.1. Per classificare le riviste (mi limito, per il momento a questo "prodotto") occorre allora in primo luogo individuare alcuni criteri caratterizzati dal massimo di oggettività possibile, evitando di sconfinare nel merito delle scelte metodologiche, culturali, politiche. E tali criteri potrebbero essere:
a. anzianità della rivista (una rivista di nuova istituzione, pur brillante e con nomi importanti, difficilmente può stare in fascia A);
b. continuità e periodicità (egualmente una rivista con un grande passato, ma oggi con un po' di rughe e con qualche difficoltà a uscire regolarmente, non può stare in fascia A; così come non può stare in fascia A una rivista che non sia in grado di rispettare la periodicità delle uscite; per le riviste telematiche vale in modo particolare il criterio della regolarità, al fine di evitare la casualità delle uscite);