Le recenti pronunce della Corte sulla misura delle pene edittali hanno evidenziato come l’impiego nel discorso giurisprudenziale di concetti dai confini indefinibili quali «ragionevolezza», «proporzionalità» e «rieducazione del condannato», abbia fatto nuovamente emergere la sua “anima politica”, riproponendo la questione del confine al suo operato, già oggetto di ampio dibattito dopo il sindacato sulle leggi elettorali politiche e dopo aver ritenuto possibile il contenimento degli effetti retroattivi della decisione di incostituzionalità.
Fino a che punto le regole del processo costituzionale possono essere derogate in forza del principio di effettività dei diritti costituzionali?
The recent decisions of the Constitutional Court on the limits applicable to punishment, that fall to the assessment of the legislator, have highlighted how the use in the jurisprudential discourse of concepts with indefinable boundaries such as «reasonableness», «proportionality» and «re-education of the sentenced person», has once again brought out its “political soul”, re- proposing the question of the border to its work, already the subject of wide debate after the judgments on the political electoral laws and after having considered possible the containment of the retroactive effects of the decision of unconstitutionality.
To what extent can the rules of the constitutional process be derogated on the basis of presumed needs of substantive constitutional law?