In questi giorni il Parlamento italiano si accinge ad approvare, ormai in seconda lettura e pressoché all’unanimità, una legge di revisione dell’art. 81 della Costituzione intitolata “Introduzione del principio del pareggio di bilancio nella Carta costituzionale”. Salvo qualche limitato accenno, il progetto di riforma è praticamente assente dalla discussione politica – e, con le dovute eccezioni, dal dibattito scientifico – incentrati piuttosto sul processo di risanamento finanziario e di contenimento del deficit e del debito pubblico in corso di faticosa attuazione per via di legislazione ordinaria. Dell’introduzione del c.d. principio del pareggio di bilancio in Costituzione si parla con pressoché esclusivo riferimento agli impegni assunti dall’Italia in sede di Unione europea, al fine di garantire una ritrovata immagine di credibilità del sistema dei bilanci pubblici e del debito italiani al cospetto dei mercati finanziari. In questa sede ci si limiterà, invece, ad una rapida lettura dei contenuti del progetto di revisione costituzionale, inquadrandone altresì il significato normativo nel contesto del c.d. Fiscal compact , trattato internazionale sottoscritto, per il momento, al di fuori del contesto dei trattati su cui si fonda l’Unione europea.