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Appunti sulla riforma costituzionale della giustizia. Testo dell'audizione sulla riforma del titolo IV della parte II della Costituzione (A.C. 4275), svolta presso la Camera dei Deputati (Commissioni Affari Costituzionali e Giustizia) il 1 giugno 2011

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APPUNTI SULLA RIFORMA COSTITUZIONALE DELLA GIUSTIZIA
TESTO DELL’AUDIZIONE SULLA RIFORMA DEL TITOLO IV DELLA PARTE II DELLA COSTITUZIONE (A.C. 4275), SVOLTA PRESSO LA CAMERA DEI DEPUTATI (COMMISSIONI AFFARI COSTITUZIONALI E GIUSTIZIA) IL 1 GIUGNO 2011.

Dato il poco tempo a disposizione, mi limiterò a svolgere solo alcune riflessioni su specifici aspetti dell’articolato presentato dal Governo per riformare il titolo IV, parte II della Costituzione, per terminare con due osservazioni di carattere più generale, che mi sembra però debbano essere particolarmente tenute in conto.
La prima annotazione, apparentemente marginale, fa riferimento alla denominazione prescelta per il Titolo IV: non più “La Magistratura”, bensì “La Giustizia”. Chiari la ragione politica e il significato simbolico della proposta: dare risalto al valore costituzionale sotteso e non invece all’organo che tale valore deve realizzare. Epperò la Costituzione vigente adotta la diversa tecnica dell’indicazione dell’organo. Così è per i titoli di tutte le rubriche della parte II della Costituzione: “il Parlamento”, “il Presidente della Repubblica”, “il Governo”, “Le Regioni, le Provincie, I Comuni”. Ora io credo che nella scrittura dei testi costituzionali la coerenza sistematica e formale costituisca un vincolo anche per il revisore del testo. Il termine giustizia fa parte di un legittimo repertorio retorico che posso comprendere in sede politica , dove è certamente possibile – e a volte persino necessaria - l’adozione di un linguaggio convincente ed evocativo. Il punto è però che in Costituzione il linguaggio deve assumere una coerenza d’insieme e di sistema, il che impone la concordanza tra le parti di un unico testo . Sarebbe preferibile allora rinunciare alla retorica e adeguarsi al sistema definito nella Costituzione vigente lasciando la dicitura tradizionale “La Magistratura”.
 

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