Il saggio cerca di studiare alcuni aspetti della libertà di manifestazione del pensiero nelle sue dimensioni più attuali, legate allo sviluppo delle piattaforme informatiche e dei social media. L’evoluzione tecnologica, infatti, ha portato alla creazione di un paradigma della libertà di manifestazione del pensiero nuovo rispetto ai suoi tratti tradizionali, codificati anche dalle costituzioni e dalla giurisprudenza costituzionale di tutti i paesi dell’occidente. La presenza di grandi imprese private, che non hanno giornalisti alle loro dipendenze, ma che consentono a chiunque di pubblicare le proprie opinioni disintermediate dai mass media, trasforma profondamente la stessa nozione di libertà di manifestazione e il suo ruolo nel discorso democratico, anche in ragione del carattere di sostanziale extraterritorialità. Il saggio ricostruisce lo stato del dibattito – soprattutto anglosassone – ed affronta il tema in particolare sotto il profilo della responsabilità dei social media per i contenuti veicolati, della “censura collaterale” privata degli operatori (spesso avallata dalla legislazione) e della tendenza degli stessi ad elaborare regole di condotta che implicano un delicato intervento selettivo delle informazioni e delle opinioni ammissibili, e della possibile convivenza fra mass media tradizionali e informazioni veicolate dai social media. Infine, si occupa della prospettiva del cd. Web semantico, cioè della tendenza ad elaborare grandi quantità di informazioni in schemi comprensibili alle macchine e ridotte in “ontologie” capaci di interpretare la realtà, ricostruendola come una sorta di nuovo confine della concezione tradizionale della libertà di manifestazione del pensiero.
The essay aims to study some aspects of the freedom of speech in its current dimensions, linked to the development of IT platforms and social media. The technological evolution, in fact, has led to a paradigm of the freedom of speech completely new compared to its traditional features as codified by the constitutions and constitutional jurisprudence of all the Western countries. The presence of large private companies - which do not have journalists among their employees and allow everyone to publish their opinions without intermediation from the mass media - has deeply transformed the notion of freedom of speech and its role in the democratic scenario, also as far as its substantial extraterritoriality. The present work outlines the state of debate - especially as developed in the Anglo-Saxon countries - and focuses its attention on the responsibility of social media for the content conveyed, the "collateral censorship" by private operators (often endorsed by legislation), their tendency to elaborate rules of conduct that involve a selection of the admissible information and opinions and the possible coexistence of traditional mass media and information conveyed by social media. Finally, the paper examines the so called Semantic web - i.e. the tendency to elaborate large amounts of information in schemes that are understandable to machines and thus to reduce such information to "ontologies" capable of interpreting reality - assuming this perspective as a sort of new frontier of the traditional freedom of speech.