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I mutamenti nella struttura del Governo Berlusconi IV a due anni dalle elezioni politiche del 13 e 14 aprile 2008

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A circa due anni dalla formazione del quarto Ministero guidato dall’on. Silvio Berlusconi (i decreti  presidenziali di nomina del Presidente del Consiglio dei Ministri e dei Ministri erano emanati dal Capo dello  Stato il 7 maggio 2008), appare utile effettuare una sintetica ricognizione delle principali modifiche che  hanno interessato la composizione della “squadra di governo”. 

La prima variazione interveniva nel maggio del 2009, quando, all’interno della coalizione che  sostiene l’Esecutivo, giungevano finalmente a maturazione le condizioni politiche necessarie per la  “promozione” di alcuni membri del Governo a più alte responsabilità ministeriali.
Il piano aveva ampio  respiro e costituiva il sostanziale completamento del processo di assegnazione delle cariche di “secondo  livello”, in particolare la nomina di alcuni Sottosegretari di Stato a Vice Ministro con attribuzione di ampie  deleghe, avviato in fase di formazione del Governo (tra maggio e giugno del 2008) e tuttavia lasciato, a causa  delle tensioni all’interno della maggioranza, temporaneamente non definito.

Il nodo dell’attribuzione di tali cariche interessava in modo particolare i quattro Dicasteri “accorpati”  con il decreto-legge 16 maggio 2008, n. 85 (convertito in legge 14 luglio 2008, n. 121), in attuazione dell’art.  1, comma 376 e 377, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, il quale fissava, «a partire dal Governo successivo  a quello in carica alla data di entrata in vigore della presente legge», in 60 «il numero totale dei componenti  del Governo a qualsiasi titolo, ivi compresi Ministri senza portafoglio, Vice Ministri e Sottosegretari».
Con  tale decreto-legge, il nuovo Governo provvedeva a ridurre il numero dei membri dell’Esecutivo portando a  dodici i Ministeri con portafoglio ed “accorpandone” quattro ad altri Dicasteri.
Nel dettaglio, si trattava del  Ministero dello Sviluppo economico, il quale inglobava anche il Ministero delle Comunicazioni e quello del  Commercio internazionale, del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che comprendeva anche il  distinto Ministero dei Trasporti, del Ministero del Welfare (ovvero il Ministero del Lavoro, della Salute e  delle Politiche sociali), che raggruppava i preesistenti Ministero del Lavoro e della Previdenza sociale,  Ministero della Salute e Ministero delle Solidarietà sociale, ed infine del Ministero dell’Istruzione,  dell’Università e della Ricerca, che ricomprendeva i due distinti Ministeri della Pubblica istruzione e della  Università e Ricerca. 

Il peso politico nonché le dimensioni amministrative di tali Dicasteri (ma anche di altri Ministeri di  primaria importanza, come l’Interno) rendevano opportuno il conferimento, su proposta del Presidente del  Consiglio, ai sensi dell’art. 10, terzo comma, della legge 23 agosto 1988, n. 400, di ampie deleghe ad alcuni  Sottosegretari, con conseguente nomina alla carica di Vice Ministro (B.F., Alla fine il Welfare va a Sacconi,  in «Il Sole 24 ore», 8 maggio 2008, p. 2). 

Peraltro, in sede di formazione del Governo, la trattativa per l’allocazione delle cariche menzionate  risultava assai delicata per gli equilibri politici della maggioranza parlamentare, al punto da indurre il  Presidente del Consiglio ad ipotizzare la nomina dei soli Sottosegretari, senza “promuoverne” alcuno al ruolo di Vice Ministro (C. Sardo, Il Cavaliere irritato: troppe beghe, niente viceministri, in «Il Messaggero», 9  maggio 2008, p. 4). Nondimeno, la stampa accreditava come probabili i seguenti incarichi di Vice Ministro:  alle Finanze, alla Salute e alle Comunicazioni, rispettivamente in favore degli onn. Paolo Romani, Michela  Vittoria Brambilla e Giuseppe Vegas, tutti provenienti da Forza Italia, al Commercio internazionale e  all’Interno, rispettivamente in favore degli onn. Adolfo Urso e Alfredo Mantovano, entrambi provenienti da  Alleanza nazionale, e ai Trasporti, in favore del sen. Roberto Castelli, della Lega Nord (C. Lopapa, Troppa  ressa, viceministri in bilico, in «la Repubblica», 9 maggio 2008, p. 6-7).
Restava altresì ancora aperta la  trattativa per alcuni posti di Sottosegretario, in particolare per accontentare gli alleati minori, come l’MPA di  Raffaele Lombardo ed i Popolari liberali di Carlo Giovanardi (F. De Feo, Sottosegretari, 39 posti e oltre 100  pretendenti. Berlusconi vuole la stretta, in «il Giornale», 10 maggio 2008, p. 7). 

Il Consiglio dei Ministri chiamato a designare (ai sensi dell’art. 10, commi 1 e 3, della legge 23 agosto  1988, n. 400) i Sottosegretari ed i Vice Ministri si riuniva il 12 maggio del 2008. A causa delle menzionate  tensioni, il Presidente del Consiglio decideva di posticipare ogni scelta in ordine alla nomina dei Vice  Ministri, provvedendo alla sola scelta dei Sottosegretari, il cui numero complessivo ammontava a 37 unità (L.  Fuccaro, Governo, in squadra 37 sottosegretari. Rinvio sui viceministri, in «Corriere della sera», 13 maggio  2008, p. 13). Nella stessa giornata, il Presidente della Repubblica emanava il decreto di nomina (D.P.R. 12  maggio 2008, n. 31852) ed i Sottosegretari prestavano, ai sensi dell’art. 10, secondo comma, della legge 23  agosto 1988, n. 400, giuramento nelle mani del Presidente del Consiglio. Nel complesso, dei 37 nuovi  Sottosegretari, 28 appartenevano al Pdl (in particolare, 19 erano riconducibili al partito di Forza Italia e 9 a  quello di Alleanza nazionale), 5 alla Lega Nord, 2 al MPA, 1 ai Popolari Liberali e 1 alla DC. 

Al novero dei Sottosegretari nominati il 12 maggio, doveva inoltre aggiungersi la nomina del Capo del  Dipartimento della Protezione civile, Guido Bertolaso, alla carica di Sottosegretario di Stato alla Presidenza  del Consiglio dei Ministri. Detta nomina era preposta al precipuo scopo di risolvere l’emergenza rifiuti che in  quelle settimane colpiva la città di Napoli ed altre zone della Campania (G. Santilli, Rifiuti, la carta di  Bertolaso sottosegretario, in «Il Sole 24 ore», 17 maggio 2008, p. 2). In deroga al limite al numero massimo  di membri del Governo fissato dalla legge 24 dicembre 2007, n. 244, e dal decreto-legge 16 maggio 2008, n.  85, menzionati, il decreto-legge 23 maggio 2008, n. 90 (successivamente convertito nella legge 14 luglio  2008, n. 123), «in via di assoluta irripetibilità e straordinarietà, per far fronte alla gravissima situazione»  dell’emergenza rifiuti nella Regione Campania «e, comunque, fino al 31 dicembre 2009», preponeva «alla  soluzione dell’emergenza […] un Sottosegretario di Stato presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri».  Esso stabiliva che per tale incarico, «in via eccezionale e in deroga alle disposizioni degli articoli 1 e 2 della  legge 20 luglio 2004, n. 215» (recanti regime delle incompatibilità per conflitto di interessi nei confronti dei  titolari delle cariche di governo), oltre che alla disciplina del lavoro alle dipendenze della Pubblica  amministrazione, che ripartisce in modo netto le funzioni e le responsabilità tra organi di governo e dirigenza  pubblica (artt. 4, 14 e 16 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165), «può essere nominato il Capo del  Dipartimento della Protezione civile».

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