Ho conosciuto Alessandra Concaro, nella prima metà degli anni Novanta a Genova, se la memoria non m’inganna, in occasione di uno degli incontri di preparazione del Convegno di Imperia del giugno del 1995, sull’organizzazione e il funzionamento della Corte costituzionale, al quale entrambi partecipammo; Lei, di scuola milanese, era dottoranda di ricerca in Giustizia costituzionale a Pisa, io, di scuola genovese, frequentavo il dottorato di ricerca in quel di Bologna.
Con Alessandra ci siamo trovati a Parma, nel settembre del 1997, a dover discutere la rispettiva tesi di dottorato di ricerca; pochi mesi dopo, nel giugno del 1998, Alessandra non fu troppo contenta di rivedermi, come mi avrebbe confessato in seguito, un po’ imbarazzata, quando mi presentai a Milano, in Statale, nel concorso da ricercatore universitario, che Lei avrebbe meritatamente vinto, in una di quelle belle tenzoni che, spesso, colpevolmente, l’Accademia cerca di evitare.