Si esaminano le ragioni e le modalità – sempre più palesi – del ritorno della tortura sulla scena del rapporto fra stato e persona: la sofferenza da “strumento di giustizia” a risposta nella guerra al terrorismo. Si sottolinea la contraddizione tra l’uso della sofferenza a questi fini e la lotta ad essa attraverso il diritto alla terapia del dolore. Si richiamano infine i princìpi costituzionali che la rendono inaccettabile e la loro recente traduzione nell’articolo 613 bis del codice penale.