1. La tensione delle costituzioni all’eternità. – 2. Forme e direzione del moto delle costituzioni. – 3. L’attuazione e il suo rapporto con l’applicazione della costituzione. – 3.1. Il problema delle norme costituzionali programmatiche. – 3.2. Attuazione costituzionale per via di giurisdizione? – 3.3. Crisi della politica e supplenza della giurisdizione. – 4. Spazi “vuoti di Costituzione”? – 5. Attuare, cambiare o alterare la Costituzione? – 6. La Costituzione repubblicana è inattuata e inattuale?
1. La tensione delle costituzioni all’eternità
Quella prospettiva, al di là delle più o meno convincenti ascendenze “classiche” che le si vogliano trovare, fu aperta da Carl Menger in sede di indagine economica e soprattutto, in sede di riflessione gnoseologica, da Wilhelm Wundt, al quale si deve l’elaborazione della “legge” della “Heterogonie der Zwecke” (alla quale si affianca la “regola” della “Vervielfältigung der Zwecke”), che domina l’agire umano (“alle geistige Entwicklung beherrscht”) e in forza della quale raramente gli scopi raggiunti da quell’agire corrispondono alle intenzioni dell’agente (“Jedes nach Zwecken handelnde Wollen erreicht daher Zwecke, die nicht gewollt,weil nicht vorausgesehen waren”. Tuttavia, è soprattutto grazie ad Hayek ch’essa ha avuto successo tanto in terra liberista (più ancora che liberale) quanto in terra cattolica, trovando un punto di sintesi di queste varie suggestioni negli sviluppi della dottrina ordoliberale. Essa fu non a caso abbracciata dai primi critici delle pretese ordinanti della nostra Costituzione repubblicana, che, temendo gli eccessi dello statalismo, si ponevano ora nella prospettiva della difesa dei diritti individuali (così i liberisti), ora in quella della tutela dell’autonomia dei corpi intermedi (così taluni ambienti cattolici)4. La Costituzione, infatti, era criticata da quella prospettiva proprio perché - lo si è accennato - come tutte le costituzioni scritte, specie se “rigide” e “per valori”, esprimeva un’illuministica ambizione ordinante del reale.