E’ commentata la sentenza n. 1 del 2013 della Corte costituzionale, che si è pronunciata sul noto conflitto fra capo dello Stato e Procura di Palermo in materia di intercettazioni occasionali del Presidente della Repubblica. Il commento è anche l’occasione per formulare una proposta ricostruttiva del ruolo del Presidente nella nostra forma di governo.
La sentenza è oggetto di critica soprattutto perché assume una prospettiva monodimensionale di analisi del Presidente, non considerando che l’art. 87, comma 1, Cost., qualificando il Presidente “capo dello Stato” e “rappresentante dell’unità nazionale”, implica la complessità della sua posizione costituzionale. Da questo punto di vista, la sentenza soffre della stessa inadeguatezza che caratterizzava la sent. n. 200 del 2006, in materia di potere di grazia, anche se per ragioni speculari.
In chiave di analisi più generale, è contestata la qualificazione (assai comune in dottrina) del capo dello Stato come “potere neutro”. Questa qualificazione dimentica, infatti, che la dottrina del potere neutro, elaborata da Benjamin Constant all’inizio dell’Ottocento, si caratterizzava per il dualismo della forma di governo, dovuto alla diversa legittimazione del re e delle assemblee rappresentative, che era tipica della monarchia costituzionale. In una forma di governo democratica una simile dualità di legittimazione non è tollerata.
Sulla base di questa premessa critica, si propone di accogliere una concezione “moderata” del ruolo del Presidente nella forma di governo.
This is, first, a commentary of the decision no. 1 of 2013 of the Constitutional Court, which has ruled the well known conflict between the Italian head of State and the Prosecutor in Palermo about occasional tapping of the President of the Republic. The commentary is also an opportunity to propose a definition of the role of the President in our form of government.
The decision is criticized mainly because it assumes a one-dimensional perspective of analysis of the President’s role, not considering that Article 87, paragraph 1, of the Constitution, qualifying the President “head of State” and “representative of national unity”, implies the complexity of its constitutional position. From this point of view, the judgment suffers from the same inadequacies that characterized sent. n. 200 of 2006, relating to the power of grace, although for reverse reasons.
In terms of more general analysis, the qualification (very common in scientific literature) of the head of State as “neutral power” is disputed. This qualification forgets, in fact, that the doctrine of neutral power, drawn by Benjamin Constant at the beginning of the nineteenth century, was characterized by the dualism of the form of government, due to the different legitimacy of the king and of the representative assemblies, which was typical of the constitutional monarchy. In a democratic form of government legitimacy of such a duality is not tolerated.
Starting from this critical premise, it is proposed to accept a “moderate” conception of the role of the President in our form of government.