1. Premessa. – 2. Di cosa abbiamo bisogno. – 3. Le alternative in campo. – 4. Per un funzionante Senato rappresentativo delle istanze territoriali.
1. Premessa
Se ci incontriamo per discutere del tema “I costituzionalisti e le riforme” non è per parlare di noi, del rapporto della nostra corporazione (sì, corporazione) con l’annosa questione delle riforme. Non che non avrebbe avuto senso farlo: da una parte, infatti, si ha l’impressione che vi sia chi, mal interpretando il Weber di Politik als Beruf e il Gramsci della polemica con Benda, ha pensato che gli intellettuali, accostandosi alle questioni della politica, siano legittimati ad essere partigiani senza dirlo e a sentirsi liberati dalla loro obbligazione di verità; dall’altra chi, rampognando chi osa accostarsi alle istituzioni nella prospettiva de iure condendo, ha predicato un’apollinea lontananza dalle contingenti durezze della scelta politica. Atteggiamenti estremi, certo, ma di non trascurabile successo, che molto male hanno fatto alla nostra disciplina.
Ebbene: poiché i singoli temi affidati ai relatori sono di merito, è evidente che non è quella della riflessione su noi stessi la prospettiva scelta dagli organizzatori. Che ci hanno chiamati a confrontarci - invece - sulle principali questioni oggi in discussione in Parlamento: la riforma del Titolo V, la riforma del bicameralismo, la riforma elettorale. Qui, però, si pone un ulteriore problema.