Con la pubblicazione del documento approvato dal Direttivo il 9 gennaio 2012 e poi degli interventi di Paolo Caretti e di Valerio Onida si è aperta, sul sito della nostra Associazione, un’ormai indispensabile discussione sui criteri di valutazione delle riviste scientifiche di interesse costituzionalistico e sulla concreta collocazione di ciascuna di esse in fasce distinte. Vorrei provare a dare, in sintesi estrema, un mio modesto contributo alla comune riflessione.
Premetto che l’idea stessa della formalizzazione di una “classifica” delle riviste mi lascia a dir poco freddo, sia per l’opinabilità dei criteri qualitativi e l’insufficienza di quelli meramente quantitativi, sia perché questo mi sembra l’ennesimo esempio della dilagante tendenza alla burocratizzazione della ricerca scientifica e dell’attività universitaria. Metto da canto, però, i dubbi e cerco di ragionare come se una simile classificazione potesse avere saldo fondamento e sicura utilità.
Il contributo di Paolo Caretti va al merito delle questioni, proponendo un ripensamento, da parte del nostro Direttivo, delle scelte già compiute. Non credo, però, che all’ordine del giorno, in questa fase, ci sia il tema del merito, sicché mi astengo dal motivare le ragioni che - invece - mi inducono a condividere pressoché interamente le scelte del Direttivo. Al centro, ora, sta la questione della procedura.