Gli insanabili contrasti che avevano visto contrapporsi, sin dall’inizio della XVI Legislatura, i due principali protagonisti della nascita del Popolo della Libertà, ossia l’on. Silvio Berlusconi e l’on. Gianfranco Fini, contrasti che erano stati in qualche modo amplificati dagli incarichi istituzionali da costoro rispettivamente ricoperti, finirono per produrre una spaccatura profonda all’interno della coalizione di centrodestra. Attorno alla figura del Presidente della Camera Fini si raccoglievano infatti numerosi parlamentari del Popolo della Libertà, per lo più provenienti da una corrente interna del disciolto partito di Alleanza nazionale, i quali, in conflitto con il resto della coalizione e con il suo leader, l’on. Berlusconi, tra la fine di luglio e l’inizio di agosto del 2010 davano vita, presso ciascuno dei due rami del Parlamento, a un gruppo denominato Futuro e Libertà per l’Italia, che nasceva per scissione dal gruppo afferente al partito di maggioranza relativa e anticipava la creazione di un nuovo partito politico, il cui processo costitutivo è ad oggi ancora in corso. Alla Camera dei deputati l’entità della scissione privava la coalizione di centrodestra della maggioranza parlamentare, con la conseguenza che le vicende relative alla composizione del nuovo gruppo erano caratterizzate da maggiore fermento; al Senato, dove invece la consistenza numerica dei parlamentari fuoriusciti dal PdL era in proporzione meno significativa e comunque non essenziale ai fini del raggiungimento della maggioranza, la composizione originaria di Futuro e Libertà per l’Italia non subiva (perlomeno sino ad ora) modifiche di sorta.
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LA FORMAZIONE DEI NUOVI GRUPPI PARLAMENTARI DI FUTURO E LIBERTÀ PER L'ITALIA E LE RIPERCUSSIONI NELLA MAGGIORANZA
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