Uno degli argomenti più dibattuti nell’ambito degli studi sulla libertà di espressione riguarda i possibili limiti che ad essa possono essere associati al fine di non compromettere le libertà altrui. La Corte Suprema degli Stati Uniti ha sviluppato un suo specifico approccio – sin dal caso Chaplinsky (1942) – definendo in modo molto restrittivo il possibile margine di intervento delle autorità pubbliche nella delicata sfera delle garanzie associate al Primo Emendamento. Oggi, come in passato, la libertà di espressione, unitamente alla libertà di religione (in quei casi che coinvolgono partner dello stesso sesso) ha riacceso il dibattito sulla possibilità di adottare e imporre ‘national statutes’ volti a diminuire/eliminare atteggiamenti discriminatori. Questo contributo esamina la giurisprudenza della Corte Suprema sulla libertà di espressione e sul cosiddetto hate speech. Da Chaplinsky (1942) a Masterpiece (2018) questo contributo analizza l'atteggiamento della Corte nei confronti delle limitazioni alla libertà di espressione basate sul principio di non-discriminazione. La sfida odierna, posta da coloro che sostengono la legittimità delle c.d. religious extemptions, richiede un esame approfondito sul come - ed in quale misura - è possibile bilanciare due compelling interests: la libertà di esprimere le proprie convinzioni (anche rifiutando una prestazione) ed il principio di non discriminazione.
One of the most debated topics over freedom of expression concerns its possible limitations. The US Supreme Court has developed its specific approach – since Chaplinsky (1942) – narrowly describing the possible margins of intervention of public authorities in the delicate sphere of First Amendment guarantees. Today, as in the past, freedom of expression together with freedom of religion (in those cases involving same-sex partners) has revived the debate around the possibility to adopt and impose anti-discrimination statutes. This contribution examines the Supreme Court’s case law on freedom of expression and hate speech. From Chaplinsky (1942) to Masterpiece (2018) this analysis discusses the Court’s attitude toward limitations on freedom of expression based on the principle of anti-discrimination. The today challenge, posed by those who claim that their right to freedom of religion should prevail over the rights of other individuals with a different sexual orientation not to be discriminated, requires a deep examination on how – and to what extent – it is possible to balance two opposite positions without compromising the dignity of one of two sides.