Il 26 maggio 2010, il Presidente del Consiglio dei Ministri, Silvio Berlusconi ed il Ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, illustravano, in conferenza stampa (www.governo.it), il decretolegge recante misure per la stabilizzazione finanziaria e la competitività economica, approvato il giorno precedente dal Consiglio dei Ministri. Il Presidente del Consiglio descriveva la manovra finanziaria come finalizzata alla “riduzione del peso dello Stato nell’economia e nella società” per fronteggiare la “crisi dell’euro scatenata dalla speculazione” (www.governo.it).
L’aggiustamento dei conti pubblici, di 24 miliardi per due anni, “punta essenzialmente sulla riduzione della spesa pubblica e sulla lotta all’evasione fiscale”.
In particolare, i settori oggetto della manovra erano il pubblico impiego, le pensioni, i trasferimenti alle regioni ed agli enti locali ed un incremento dei controlli per fronteggiare l’evasione fiscale stimata come “pari a un mancato introito di 120 miliardi di euro” (www.governo.it). Ma, benché presentato come già deliberato dal Consiglio dei Ministri, il decreto legge era trasmesso, nel suo “testo definitivo”, al Capo dello Stato solo nella tarda serata di domenica 30 maggio 2010.
Questo quanto emergeva dalla nota diffusa il 31 maggio 2010 dalla Presidenza della Repubblica che annunciava l’avvenuta emanazione del decreto legge recante “misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica” (www.quirinale.it: “Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha oggi emanato il decreto-legge recante “misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica” nel testo definitivo trasmesso ieri sera dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri”).
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Nel lasso temporale intercorso tra la delibera del decreto legge da parte del Consiglio dei Ministri e la sua emanazione da parte del Capo dello Stato, si susseguivano una serie di ipotesi e di smentite. Da un lato, i documenti ufficiali, dall’altro lato, quanto riportato dalle fonti giornalistiche per spiegare il ritardo nell’emanazione del provvedimento.
Il comunicato del 28 maggio 2010 della Presidenza della Repubblica rendeva noto che il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, aveva ricevuto al Quirinale – alla presenza del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri – il Presidente del Consiglio dei Ministri e Ministro ad interim dello Sviluppo Economico, on. Silvio Berlusconi (www.quirinale.it).
Il motivo ufficiale era la nomina di venticinque nuovi Cavalieri del Lavoro, ma gli osservatori politici insinuavano che nell’incontro fosse stato – altresì – trattato il tema della manovra finanziaria. “Un’ora e mezza al Quirinale. Silvio Berlusconi sale al Colle con Gianni Letta in uno dei momenti più delicati per il suo governo e per tutta la maggioranza. … Dentro ufficialmente non si parla di cifre: <<No, non abbiamo parlato di manovra con Giorgio Napolitano: non è ancora arrivata, devo ancora firmarla, …>> racconta il premier ai cronisti … Ma è normale che le preoccupazioni sulla crisi che sta investendo l’Europa e che interessa anche l’Italia abbiano influenzato il clima dell’udienza… .
Su questo tema Napolitano continua a ripetere a tutti i suoi interlocutori ciò che ha chiesto il giorno in
cui è stata annunciata la manovra: <<occorrono soluzioni eque>>. Nel senso di una garanzia per tutti i lavoratori e soprattutto per le fasce più deboli della popolazione” (R.ZUCCOLINI, Il premier da Napolitano e i timori sulla manovra <<Devo ancora firmarla>>, in Corriere della Sera, 29 maggio 2010, pag. 8).