SOMMARIO: 1. Alcuni dati quantitativi: la crescita della conflittualità è la regola, la diminuzione l’eccezione. – 2. L’autonomia statutaria. – 3. La legislazione elettorale. – 4. Materie. – 5. Potestà esclusiva statale. 6. Potestà concorrente – 7. Autonomia finanziaria. – 8. Potestà residuale. – 9. Sussidiarietà, leale collaborazione e poteri sostitutivi. – 10. Autonomie speciali. – 11. Conclusioni.
1. Alcuni dati quantitativi: la crescita della conflittualità è la regola, la diminuzione l’eccezione
I dati quantitativi della giurisprudenza costituzionale Stato-Regioni del 2010 non si prestano a una lettura univoca, benché gli aspetti che destano preoccupazione sembrino prevalere .
Il dato generale delle decisioni, seppure in crescita rispetto al 2009 (376 contro 342 pronunce), resta piuttosto basso; tuttavia, l’incremento è ben maggiore se si guarda ai capi di dispositivo (606 rispetto ai 417 del 2009). La cifra delle pronunce rese nel giudizio in via principale (141) è la più alta di sempre, mentre per quelle di cui ai giudizi incidentali (211) si registra la percentuale più bassa dal 1956 (poco sopra il 56%); il che mostra come, pur mantenendo ancora una prevalenza, il giudizio in via incidentale subisca una decisa contrazione. Le decisioni su ricorsi in via diretta, inoltre, risultano maggioritarie per quanto concerne i dispositivi e per la prima volta si verifica il sorpasso su quelle rese in via incidentale in riferimento alle sole sentenze (99 verso 98); in crescita è anche il dato relativo ai nuovi ricorsi in via d’azione pervenuti alla Corte (123, contro i 110 del 2009). Note positive, invece, si hanno per i dati sui giudizi definiti, in particolare per il rapporto tra questi e gli atti di promuovimento, con una sensibile diminuzione delle pendenze (da 146 a 84, con un saldo negativo del 42,47%); un trend incoraggiante, infine, si ha per i tempi medi di decisione, più che dimezzati rispetto al 2009 (269,06 contro 671,26 giorni). Dati poco significativi si hanno dai conflitti d’attribuzione tra Stato e Regioni (appena 10 decisioni, a cui devono aggiungersi i 2 casi in cui la Corte ha deciso congiuntamente ricorsi in via principale e conflitti fra enti), per i quali comunque può sottolinearsi la drastica riduzione dei tempi di decisione (218,92 giorni contro i 457,07 del 2008).
Le cifre della giurisprudenza costituzionale del 2010, pertanto, mostrano come la riduzione della conflittualità che aveva caratterizzato il biennio 2007-2008 appaia sempre più come eccezione alla regola di una “ipertrofia” del contenzioso costituzionale Stato-Regioni, ben sottolineata dal Presidente De Siervo nel corso della Conferenza annuale sulla giustizia costituzionale. Ora, se molti degli interventi legislativi statali alla base dei ricorsi regionali trovano giustificazione nella straordinaria situazione di emergenza economica (cd. provvedimenti “anti-crisi”), è indubbio che l’assenza di idonei strumenti di conciliazione istituzionale tra Stato e Regioni sia la prima ragione di questa accesa conflittualità. Il che, unito alla sempre alta “negoziazione” tra enti riguardo ai ricorsi, data dalle frequenti modifiche ai provvedimenti statali e regionali in pendenza di giudizio, con diffusi casi di estinzione del giudizio e di cessazione della materia del contendere, non può non rafforzare il ruolo arbitrale della Corte costituzionale.