1. Alcuni dati quantitativi: la ripresa della conflittualità
I dati complessivi sulla giurisprudenza costituzionale Stato-Regioni per il 2009 non appaiono particolarmente incoraggianti. Le decisioni rese nel giudizio in via diretta, infatti, sono maggiori rispetto al 2008 (19 in più), nonostante un dato complessivo di pronunce (342) che è stato il più basso dal periodo dello smaltimento dell’arretrato (1987-89); e l’aumento è ancora maggiore se si guarda ai dispositivi (417 rispetto ai 183 del 2008).
Particolarmente alto permane anche il numero di nuovi ricorsi pervenuti alla Corte (110) e negativi sono i dati sul rapporto tra decisioni e atti di promuovimento, essendo state definite meno questioni rispetto alle nuove pervenute all’attenzione della Corte. Conclusioni poco consolanti possono trarsi riguardo ai tempi medi di decisione, che sono quasi raddoppiati rispetto al 2008 (671,26 giorni contro 384,29), riassestandosi sulla cifra del 2005 (il che, tuttavia, può almeno in parte spiegarsi in virtù dello “smaltimento” di pendenze risalenti anche al 2006). Del tutto residuale la cifra delle decisioni sui conflitti d’attribuzione tra Stato e Regioni (appena 10, a cui devono aggiungersi i 2 casi in cui la Corte ha deciso congiuntamente ricorsi in via principale e conflitti fra enti).
Per tale tipo di giudizi, se non altro, si riscontra una positiva tendenza riguardo ai tempi di decisione, che risultano più che dimezzati (218,92 giorni contro i 457,07 del 2008). Rispetto al biennio 2007-2008, dunque, il numero delle decisioni (e dei dispositivi) sui ricorsi in via diretta torna a salire, a conferma di una ripresa di conflittualità tra Stato e Regioni, che rafforza il ruolo “arbitrale” della Corte costituzionale, nonché di un’“ipertrofia” ormai patologica della conflittualità tra enti.