Nel quadro di una nuova lettura dei valori tradizionalmente costituzionalistici del risparmio e del credito determinata dall’avvento del diritto europeo e dalla recente crisi economica globale, l’intrinseca complessità che oggi caratterizza il mercato dei servizi finanziari e la peculiare rischiosità che connota gli scambi che su di esso si svolgono, messe tragicamente in luce proprio dalla crisi, hanno portato ad interrogarsi circa le tutele a disposizione di risparmiatori ed investitori non professionali, e sulla possibilità di estendere ad essi la disciplina generale a tutela del consumatore sul presupposto di una tendenziale equiparazione tra le due categorie che trova conferma anche nel diritto europeo. La disciplina consumeristica tanto europea quanto nazionale, a ben vedere, se da un lato è fortemente pervasa da tendenze all’armonizzazione massima in funzione di garanzia, dall’altra tende all’opposto a valorizzare le peculiarità del soggetto che opera nei singoli mercati di riferimento regolati da specifiche discipline, così che la nozione generale di consumatore sembra in realtà stemperarsi in molteplici categorie settoriali, secondo un paradigma che declina le esigenze di tutela in base ai diversi contesti in cui agiscono gli operatori economici o addirittura ai singoli atti che compiono. Non pare possibile, d’altra parte, negare la riconducibilità della figura di risparmiatore o di investitore a quella di consumatore, condividendo entrambe una strutturale «debolezza» e uno svantaggio informativo che giustifica tutele particolari; più difficile appare invece articolare correttamente il principio di specialità per comprendere in che modo la disciplina di settore dettata per il «consumatore di servizi finanziari», la quale fissa obblighi di correttezza, trasparenza e informazione particolari e affida la vigilanza su di essi alla Consob, si coordini con la generale normativa, europea e nazionale, a tutela del consumatore contro pratiche commerciali scorrette; a fronte di risposte non sempre univoche della giurisprudenza, molti interrogativi restano senza risposta, stante la difficoltà di elaborare soluzioni valevoli indistintamente per la generalità dei casi concreti.
In the context of a new interpretation of the traditional values of saving and loan, as an effect of EU law and of the recent crisis of global economy, the inner complexity of financial service markets and the peculiar level of risk which characterizes its exchanges, dramatically pointed out by the crisis itself, have led to raise questions about savers’ and non-professional investors’ protection, and about the possibility to extend to them the general discipline on consumers’ protection. This last discipline, either European and national, tends at the same time to maximum harmonization and, on the opposite, to enhance peculiarities of the subjects acting on single reference markets regulated by specific disciplines, so that consumer general concept tends to fragment in many different sectoral categories, declining protection requirements according to different contexts in which stakeholders act or even to single acts they perform. It doesn’t seem possible to deny the similarity between the saver/non-professional investor concept and the consumer one, as they both share a structural «weakness» and a disadvantage in information which justifies particular forms of protection; it would be more difficult, instead, to correctly apply the principle of speciality to understand how the specific discipline of «financial services consumer», which sets fairness, transparency and information duties and entrusts Consob Authority with supervision on them, can coordinate with the general EU and national legislation on consumers’ protection against unfair commercial practices; in the face of not unequivocal answers given by Courts, many questions remain unanswered, given the difficulty of finding solutions indistinctly applicable for every specific case.