Cari amici e colleghi dell’Associazione, sono rimasto molto colpito dalla decisione negativa dell’Anvur nei confronti dei criterî che erano stati indicati per l’accreditamento delle nostre riviste di settore, con l’inserimento di alcune di esse nella cosiddetta “fascia A”. Il loro numero è sembrato eccessivo all’agenzia, ma anche - come leggo - a Paolo Caretti, che ne identifica a tali fini appena (e con certezza) solo quattro. La mia perplessità, senza volere entrare nel gioco fin troppo facile delle inclusioni tra “i salvati” e delle retrocessioni nel girone dei “sommersi - come avrebbe detto Primo Levi (con metafora più corriva verrebbe invece in mente la formazione della Nazionale di calcio o il panorama delle canzoni ammesse alla serata finale del festival di Sanremo: in entrambi i casi molti sarebbero sempre disposti a giurare che si sarebbe potuto fare meglio) - sta proprio nel diktat quantitativo che ci toccherebbe accettare, seguendo l’Anvur medesima.