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L’influenza del Pnrr sui processi di decisione politica

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La governance del PNRR è ottenuta con l’applicazione di una tecnica di riuso selettivo e di riqualificazione di organi e procedure, anche altamente caratterizzanti: ad esempio, i poteri di indirizzo e coordinamento del Presidente del Consiglio sono esaltati a scapito della funzione del Consiglio dei Ministri di determinazione della politica generale del governo e dell’inserimento degli uni e dell’altra nel rapporto fiduciario. Per creare la Segreteria Tecnica e l’Ufficio per la razionalizzazione è stata utilizzata la figura delle “strutture di missione” prevista dalla legge sull’ordinamento della Presidenza del Consiglio, ma con la non piccola modifica consistente nello stabilire, per queste nuove figure, una durata maggiore di quella del Governo che le istituisce. Si ottiene così, attraverso una sorta di darwinismo istituzionale, un tacito ma severo risultato di riforma che colpisce i gangli fondamentali, in particolare la responsabilità dell’amministrazione nei confronti della Nazione. Alcuni giustificano ciò col fine di ottenere istituzioni più efficienti e una società più giusta, se non una piena attuazione dei principi e dei valori della Costituzione: il Piano, in fondo, promuove molti interventi “sociali”. L’idea che il progetto costituzionale di società, basato sull’eguaglianza, richieda un governo forte non è nuova: essa fu usata, negli anni Sessanta del Novecento, proprio per sostenere l’accordo tra pianificazione e Costituzione. È un’idea alquanto ambigua. Il Pnrr, che la ripropone anche facendo ricorso a tecniche di efficientamento dei “processi decisionali”, concorre ad aggravare già diffusi sentimenti di illegalismo e di depoliticizzazione, lasciando elusa l’esigenza di una giusta ragion di Stato, senza dubbio più essenziale di un governo forte proprio al fine del “progetto costituzionale di società”.

 

 

The governance of the PNRR is based on a technique of selective reuse and requalification of organs and procedures: for example, the powers of direction and coordination of the President of the Council are enhanced to the detriment of the function of the Council of Ministers of determination of the general policy. To create the Technical Secretariat and the Bureau for rationalization, the figure of the “mission structures” provided by the law on the Presidency of the Council was used, with a change, however, consisting in granting to these new figures a duration longer than that of the government that has instituted them. Thus, through a sort of institutional Darwinism, a tacit but severe reform is realized, that affects the fundamental ganglia, in particular the responsibility of the administration towards the Nation. For some, the goal of achieving more efficient institutions and a fairer society, if not a full implementation of constitutional principles and values justify all of this​​. These arguments resonate with those that some scholars developed, in the 1960s, to demonstrate the compatibility of a regulatory plan (such as the PNRR) with the form of state and government designed in the Constitution. Since then, implementing the Constitution has often meant reforming it, and this is a constant, not a little ambiguous, of the Italian constitutional experience. Under the use of techniques aiming at improving the efficiency of the “decision-making processes” there is the risk of aggravating already widespread sentiments of illegality and depoliticization while neglecting the need for “a just reason of state”.

 

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