1. – Non può certo negarsi che l’eliminazione del bicameralismo eguale e paritario e la revisione del Titolo V della Costituzione (per non parlare dell’abolizione del CNEL), da moltissimi anni oggetto di diffuse critiche nei più diversi ambienti, possano essere legittimi oggetti di un procedimento di revisione costituzionale, pur nella fedeltà ai nostri valori e principi costituzionali: mi permetto, a questo proposito, di ricordare che oltre vent’anni fa, in un ambiente di non dubbia fedeltà costituzionale come i Comitati in difesa della Costituzione che operarono all’inizio degli anni ‘90 sotto la guida di Giuseppe Dossetti, si parlava e scriveva di “principi da custodire” ma anche di “istituti da riformare”, non certo opponendosi ad ogni innovazione costituzionale: ed infatti, parallelamente alle doverose battaglie in difesa dei principi costituzionali, si ipotizzava di migliorare le nostre istituzioni, tra l’altro individuando come settori di intervento prioritario proprio il bicameralismo eguale e paritario e la rinnovata disciplina del nostro regionalismo. [...]