1. Il caso: quel… “tartufo” elettorale di Alba
1.1. Rappresentare e governare è il difficile crinale su cui si muovono le forme di governo delle democrazie contemporanee. Pertanto, i sistemi elettorali – che sono strumentali alla definizione della forma di governo – dovrebbero essere pensati e realizzati allo scopo di favorire la ricerca di un equilibrio fra le esigenze della rappresentanza e quelle della governabilità : una sorta di “leale collaborazione”, per così dire, fra il pluralismo politico e l’unità dell’indirizzo politico governativo. Certo, nulla di statico e solido; pur sempre affidato alle dinamiche e alle dialettiche della politica, ma in una cornice normativa che incentiva la “leale collaborazione”, di cui si è detto.
Il caso da cui prende le mosse questo scritto sovraordina e quindi premette, per volontà giurisprudenziale, la governabilità rispetto alla rappresentanza. E lo fa a dispetto di quanto previsto e disciplinato dalla legge (e dalla Costituzione, come dirò più avanti). E’ pur vero che si tratta di un caso territorialmente circoscritto, che ha a che fare con il sistema di governo comunale, ma è sintomatico di una certa tendenza a volere produrre una torsione, piegando la lettera e lo spirito della legge, per affermare che “governare è meglio che rappresentare”. Per ottenerlo attraverso una sentenza del Consiglio di Stato, che finisce col creare un precedente su cui fondare una sorta di vincolo giurisprudenziale, e nonostante il nostro sistema giuridico non sia affatto strutturato sullo stare decisis di matrice anglosassone .